Invitata a disegnare il programma del festival Zic!, mi sono fatta ispirare dal nome (individuato nella scorsa edizione) e dai luoghi che avrebbero ospitato gli incontri.
ZIC, il nome del festival, deriva dalla parola etrusca ZICH, che traduce il verbo ‘scrivere’. La parola è nota a Chiusi da un’urna in travertino del II sec. a.C. con iscrizione bilingue etrusco-latina conservata nel Museo Civico.
Ho desiderato allora portare a bambini, ragazzi, adulti Storie Parole Scritture e ho immaginato di farlo come iniziando dal principio e poi ampliando lo sguardo in modo che voci differenti ci aiutassero a leggere il presente, che modi differenti di portare la parola potessero coinvolgere, chiamare all’ascolto, farsi occasioni di incontro e di ricerca insieme.

Ecco quindi la parola poetica e la parola del mito, quella delle inchieste e dell’attualità più bruciante, e poi la parola musicata e giocosa e festosa, quella narrata oralmente come attorno al fuoco, quella della lettura e dei libri sempre più necessaria, quella della storia e della memoria.
Il Festival Zic! è un appuntamento aperto a tutti, un dono per la cittadinanza e il territorio, un modo per ritrovarsi attorno alle parole. Chandra Candiani, poeta e scrittrice, intervistata sull’urgenza più grande nel mondo presente, rispondeva qualche tempo fa così: “Salvare la parola. La parola è in via d’estinzione. Non dice più. Forse informa, talvolta comunica, ma trasmette quasi mai. Tocca cosa? Dove?”. Nel nostro piccolo, con il Festival Zic! prova a proporre parole storie scritture che risveglino il nostro desiderio di conoscere, comprendere, sentire. E prova a farlo abbracciando tutte e tutti, grandi e piccoli, giovani e adulti con incontri dedicati, incontri aperti, nelle scuole e nello spazio pubblico, con appuntamenti aperti alle domande e al dibattito oppure a teatro tutti insieme per momenti di meraviglia e di festa.

Silvia Vecchini